CHI SIAMO

Second Open Space Teatro presenta la seconda edizione bloggistica del laboratorio di scrittura critica focalizzato sugli eventi della stagione 2009 del Centro di promozione teatrale La Soffitta e anche su altri appuntamenti scenici.

S.O.S. come acronimo di Second Open Space, imperiodico foglio online scritto da studenti della Laurea Specialistica in Discipline Teatrali dell'Università di Bologna, che si cimentano con l'analisi e il racconto dello spettacolo, sotto la guida di Massimo Marino.
S.O.S. come segnale, allarme, chiamata all'intervento, alla partecipazione e alla collaborazione per creare e accrescere gli sguardi sulla realtà teatrale attraverso cronache, interviste, recensioni, approfondimenti.
S.O.S. come piattaforma online di soccorso al pensiero aperta a commenti, suggestioni, contributi esterni da parte dei lettori.

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DIRETTORE Massimo Marino

SEGRETERIA ORGANIZZATIVA Tomas Kutinjac

WEB Elisa Cuciniello

SCRIVONO Emilia Biunno, Elisa Cuciniello, Irene Cinti, Sandro Ghisi, Tomas Kutinjac, Stefano Serri
- e per la rassegna DiversaMente - Alessandra Cava, Alessandra Ferrari, Antonio Raciti

ATTENZIONE! Questo blog è realizzato dal laboratorio in completa autonomia dal DMS dell’Università di Bologna

mercoledì 6 maggio 2009

NELLA BOTTEGA DI SHAKESPEARE

Incontro con Valter Malosti e Massimiliano Civica sulle occasioni di sperimentazione offerte dal Bardo


"Shakespeare è come il mondo, o come la vita. Ogni epoca vi trova quello che cerca e quel che vuole vedervi". Così il critico polacco Jan Kott sancisce l’atto di fede nei confronti del Grande Will, nella convinzione di potersi accostare a un tale universo di valori storici senza tuttavia falsarli. Lo spunto per tornare a riflettere se e quanto questo assunto possa essere ancora valido arriva dal progetto Ri-scuotere Shakespeare che Silvia Mei ha curato per La Soffitta, riunendo alcuni fra i più interessanti allestimenti di testi scespiriani nella scena teatrale italiana: Venere e Adone di Valter Malosti, Riccardo III di Oscar De Summa e Il mercante di Venezia di Massimiliano Civica, tre traduzioni sceniche differenti per le soluzioni drammaturgico-registiche adottate ma vicine in quanto a spoliazione e scarnificazione, rinfunzionalizzazione di dialoghi e azioni. Presso i laboratori DMS abbiamo incontrato due dei protagonisti di queste riletture e ancora una volta rievocare il fantasma del Bardo ha voluto dire entrare in un caleidoscopio di possibilità per scandagliare la totalità dell’evento teatrale. Non solo testi, dunque, e non tanto contemporaneità di temi e valori. Mettere in scena Shakespeare oggi è piuttosto una vera iniziazione, un confronto con una esperienza esoterica, una bottega in cui sporcarsi le mani, mettere in gioco strumenti diversissimi e procedere poi per riduzione e sottrazione. E così Malosti e Civica, pur avendo alle spalle un percorso di formazione diversissimo, si tuffano in Shakespeare e ne escono imbevuti di meccanismi scenici più latenti che paradossalmente proprio quelle parole, scandagliate e ritradotte, fanno scoprire.
Valter Malosti, attore e regista pressoché autodidatta, sceglie il sonetto Venere e Adone dopo un Macbeth che non aveva riscosso grande consensi e parte proprio dalla possibile difficoltà di lettura dei diversi piani espressivi di quello spettacolo per concentrarsi sul testo come banco di prova di un lavoro musicale su lingua e corpo.
Schizofrenica, invece, la formazione di Massimiliano Civica, in un’oscillazione tra sperimentazione e tradizione, che nel suo lavoro si coniuga in una tradizione del nuovo, in cui quindi nessuna delle due esperienze esce privata di essenzialità, permettendo anzi una ricomposizione del significante che porta a una fondamentale decriptazione del messaggio e dei contenuti. Nella scena scarna del suo Mercante di Venezia l’espressività è ridotta al minimo, tutti parlano nello stesso modo e a bassa voce, trasportandoci nella successione di una litania, quasi in una preghiera.
La nuova scena italiana non esita a porsi tra le fila dei grandi che hanno sperimentato soluzioni linguistiche ed estetiche innovative a partire da testi secolari come quelli del Bardo, rinnovando così il sospetto che fra gli spazi bianchi delle pagine shakespeariane si nascondessero altre lettere che ri-composte ri-cucirebbero anche un pensiero sulla vita e sul teatro, in genere stritolato e sgranato negli ingranaggi della storia.

Elisa Cuciniello

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