Curioso e particolare, il Riccardo III di Oscar De Summa, tratto liberamente da Shakespeare. Lo spettacolo si apre con il protagonista al centro del palco, la scena è nuda: completamente immerso nel buio, Riccardo III inizia a parlare. L’attore è vestito solamente di una pesante pelliccia, indossa anfibi, in mano ha una pila e un bastone che cupamente fa risuonare a terra. Bastano pochi oggetti a Oscar De Summa e una recitazione divina per conquistare il pubblico e penetrare nello sguardo degli spettatori attenti e partecipi allo spettacolo. L’attore-regista passa da una recitazione naturalistica a un iperrealismo caricaturale attraverso cui riesce a dialogare con se stesso, con il pubblico e con altri personaggi immaginari. Il regista così definisce il suo lavoro: “Grottesco come Ubu, riflessivo come Amleto, astuto come Jago, rivoluzionario come Danton : Riccardo III non è niente in sé, e proprio per questo può diventare tutto, adattarsi alle forme, cambiare aspetto e modi, per essere esattamente ciò che serve, ciò che è necessario per conquistare il potere, per poterlo mantenere”.
Il potere per Riccardo III non è una definizione astratta, un concetto, un simbolo ma una cosa precisa che si può prendere in mano, mettere sulla testa, ha un peso, una forma : è la corona. Egli la cerca, la chiede, la invoca, la desidera e la supplica solo alla fine. Ottima la performance di Oscar De Summa che, solo con l’aiuto di due candele, una torcia elettrica e un’irruzione di musiche continue, ha colpito l’immaginazione e il cuore dello spettatore.
Irene Cinti
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